Un Bambino è nato per noi. Ci colpisce la motivazione di questa nascita: per noi. Per noi si è compiuta questa opera meravigliosa del Dio che si è fatto bambino.
Siamo direttamente coinvolti, Egli ce lo dice chiaramente: sono nato per voi.
La Parola di Dio in questa notte mette ciascuno di noi di fronte a questa realtà direttamente, senza mediazioni: il Bambino è qui per me e, pur non sapendo ancora parlare, pone la domanda ineludibile: perché? Chi siamo noi per così tanto? Chi sono io?
Cristo viene in risposta alle tante domande che l’uomo si pone, prima di tutto su sé stesso. E se capita, come a volte sembra, che l’uomo non abbia voglia di porsi domande, il Bambino inevitabilmente è lì a ricordargliele: chi sei tu? Quanto vali? Quanto vale la tua vita? Davvero “Cristo svela l’uomo all’uomo e gli fa conoscere la sua altissima dignità” (GS 22), che troppo spesso dimentica.
Il concetto stesso di “persona” si è sviluppato nella cultura mondiale soprattutto a causa di questo bambino. Questa notte ha fatto cultura, nel mondo, di importanza fondamentale. Quando si trattò, nei secoli IV e V, di definire dogmaticamente la dottrina delle due nature di Cristo e delle relazioni intra trinitarie, mancava il vocabolo latino che corrispondesse a ipostasis o prosopon della lingua greca. Un Padre della chiesa, Tertulliano, prese in prestito dal linguaggio del teatro il vocabolo “persona”, che indicava la maschera degli attori, per poter dire che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono unico Dio e tre persone distinte e che, in Cristo, ci sono due nature, divina e umana, ma una sola persona, quella divina. Ma siccome i tre che si relazionano fra loro come persone si relazionano allo stesso modo con l’uomo, allora anch’egli è persona, fu la conclusione.
Siamo pertanto attesi nel cuore della SS. Trinità. Anche per questo è iniziata la valorizzazione della persona umana negli ordinamenti sociali. Forse abbiamo bisogno anche oggi di riflettere su noi stessi, di approfondire la teologia che, mentre ci fa conoscere Dio svela a noi stessi chi siamo, perché possiamo avere rispetto per noi stessi, trattarci come persone “sacre” quali effettivamente siamo.
Questo a cominciare dal tempo che dedichiamo alla cura dell’anima. Lo faremo insieme nell’Anno dell’Eucaristia che inizierà il 13 giugno prossimo.
Non abbiamo il diritto di trattare con superficialità la nostra persona e la nostra vita, come invece spesso avviene. Troppe vite giovani sono state falciate sulle strade del sabato sera: da ottobre fino ad oggi 52 morti, dai 15 ai 29 anni, e 166 feriti, le ultime due, morte la notte di sabato scorso, Gaia e Camilla, 16 anni. Motivi: alcol, droghe e cellulare, quindi distrazioni alla guida. Erano diminuiti gli incidenti del fine settimana, ora sono ripresi in modo troppo veloce.
Non si può seguire un modo di vivere contrario al valore della persona umana, la cultura dello sballo va condannata. Occorre prendersi per mano e rallentare, aiutarsi a vicenda, farsi prossimi, far dialogare le nostre anime.
Sostiamo davanti al Bambino, meditiamo la sua nascita per noi, per riprenderci il valore della vita che a volte sembra si stia dimenticando. Gesù lo ribadisce con fermezza ad ogni essere umano: tu sei un progetto unico e irripetibile, chiamato a diventare simile a Dio, ascolta lo Spirito che risiede in te.
Un Bambino è nato per noi. Portiamo con noi, nella mente e nel cuore, le caratteristiche del bambino che il profeta Isaia ci offre:
Consigliere ammirabile: la Parola di Dio è luce sul nostro cammino
Dio potente: egli è capace di far di ciascuno di noi un santo, assumendo la nostra fragilità e trasfigurandola con il suo Spirito.
Padre per sempre: tramite questa relazione siamo diventati coscienti del nostro essere persone.
Principe della pace: chi ha Gesù come suo Principe e re vive una profonda pace e diventa operatore di pace. Chi vive nella discordia senza tentar niente per superarla non ha conosciuto veramente il Bambino.
Egli è la nostra pace, profonda e vera: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14,27).
Sostiamo davanti al Bambino. E in questa pace rimaniamo.
Omelia per la Messa di Natale 2019