Il Capitolo del Duomo di Montepulciano, domenica 15 agosto, grazie a Michela Caldesi, Giuliana Lucani e Laura Ridoni, è lieta di offrire una “Elevazione musicale alla Vergine Maria”, eseguita all’Organo, costruito da Filippo Tronci nel 1838, al termine del Pontificale dell’Assunta delle ore 18.00, presieduto dal nostro Vescovo Stefano alla presenza dei Canonici della Cattedrale.
Il programma di sala è il seguente:
ELEVAZIONE MUSICALE DEDICATA ALL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Padre Davide da Bergamo
Versetto festivo in sol maggiore;
Versetto solenne in si bemolle maggiore con armonie di trombe
Giovanni Battista Pergolesi
Dallo Stabat Mater : Quae moerebat ; Eia Mater.
Vincenzo Bellini
Salve Regina
Vincenzo Bellini
Sonata per organo in sol maggiore
Franz Schubert
Ave Maria
Giacomo Puccini
Salve Regina
Giuseppe Gherardeschi
Sonata per organo a guisa di banda militare che suona una Marcia
Soprano: Giuliana Lucani
Mezzosoprano: Laura Ridoni
Organo : Michela Caldesi
Organo costruito da Filippo Tronci 1837/1838
Nell’800, l’organo italiano ha subito, più che in qualsiasi altro periodo, radicali trasformazioni. Nella prima metà del secolo era tale il consenso generale per il melodramma che anche la musica organistica ne fu profondamente influenzata. Negli organi di quel periodo si moltiplicarono i registri orchestrali e nelle chiese abbondavano le esecuzioni di sinfonie, arie, sonate, versetti e pastorali, di evidente ispirazione operistica, che mandavano letteralmente in visibilio l’uditorio. Sappiamo ad esempio che durante le esecuzioni di Padre Davide da Bergamo, al secolo Felice Moretti (1791-1842), uno fra i più autorevoli organisti-compositori del periodo, l’entusiasmo della folla era tale che per contenerlo necessitava l’intervento di guardie armate. Nella seconda metà del secolo, però, le cose si capovolsero e si avvertì l’esigenza di una riforma di cui si fece portavoce il Movimento Ceciliano, largamente appoggiato dalla Chiesa.
Solo con il Motu proprio, emanato nel 1903 da Pio X, si riuscì ad arginare tale consuetudine e a promuovere il ritorno ad una musica che meglio potesse adattarsi alle esigenze della liturgia: «… si dovrà attendere con maggior cura che le composizioni musicali di stile moderno che si ammettono in chiesa nulla contengano di profano, non abbiano reminiscenze di motivi adoperati in teatro e non siano foggiate neppure nelle loro forme esterne sull’andamento dei pezzi profani». Tutto ciò determinò l’oblio di gran parte della produzione organistica italiana dell’Ottocento, con la conseguente rivalutazione di generi e forme musicali più adatti alla liturgia, quali il canto gregoriano, la polifonia rinascimentale e la produzione musicale sacra del XVII e XVIII secolo. Solo negli ultimi decenni si è iniziato a riscoprire la letteratura organistica ottocentesca, non solo attraverso l’esecuzione dei pochi brani già noti, ma soprattutto con la pubblicazione di musiche manoscritte, rimaste celate per più di un secolo nella buia memoria degli archivi. Il programma proposto è solo un piccolo esempio di questo enorme patrimonio musicale. Ad autori assai noti quali Vincenzo Bellini, uno dei massimi esponenti del melodramma italiano, si affiancano altri meno conosciuti quali padre Davide da Bergamo e il pistoiese Giuseppe Gherardeschi.