In occasione della Giornata della Memoria che ricorre oggi, proponiamo un articolo edito da Avvenire che riprende l’appello della senatrice Liliana Segre a fare attenzione alle nuove frontiere dell’intolleranza che spesso passano per la rete internet.
«Tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga nei libri di storia e poi più nemmeno quella: il pericolo dell’oblio c’è sempre ».
Una Liliana Segre pessimista, ha presenziato alla presentazione delle manifestazioni promosse per la Giornata della Memoria di venerdì. Soddisfatta perché, per la prima volta, il tram che transita vicino al Memoriale del Binario 21 della Stazione Centrale è stato «travestito » con i manifesti della Giornata, («Finalmente, ma da quanti anni poteva esserci questo tram?», ha chiesto), la senatrice a vita ha sottolineato l’importanza delle pietre d’inciampo, da qualche anno posizionate sui marciapiedi davanti alle abitazioni da cui furono prelevati gli ebrei finiti nei campi di concentramento.
«Dovrebbero essere davvero “di inciampo” – ha osservato l’anziana sopravvissuta allo sterminio – per metterci un fiore, come si usa nei cimiteri ebraici. Spesso invece, sono coperte da una bici, un monopattino, una macchina, se non da vernice nera. È molto importante parlare delle pietre e fare conoscere ai ragazzi i nomi che sono riportati – ha ricordato Segre –. Con le pietre, il giorno della memoria è sempre. In tutta Europa ce ne sono migliaia che invitano a fermarsi, a dire una preghiera per chi è religioso, o semplicemente a pronunciare quel nome. Le mie pietre, quella di mio padre e quelle dei nonni, per me sono la loro tomba, fatta della cenere del cielo di Auschwitz ».
Cresce la violenza online
Proprio gli ebrei sono tra i gruppi sociali maggiormente presi di mira dagli odiatori della Rete. Sui social, ormai, si comunica di meno ma si odia di più, segno evidente di una radicalizzazione del fenomeno. Questa l’allarmante sintesi della settima edizione della Mappa dell’intolleranza, presentata, sempre ieri, all’Università Statale di Milano e realizzata da Vox-Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con lo stesso ateneo milanese, l’Università “Aldo Moro” di Bari, la Sapienza di Roma e It’stime dell’Università Cattolica. Nei primi dieci mesi del 2022. i ricercatori di Vox hanno estratto ed analizzato 629.151 tweet dei quali 583.067 negativio (pari al 93% circa). Nello stesso periodo del 2021, i tweet estratti furono quasi 70mila in più (797.326), ma quelli negativi 33mila in meno (550.277, pari al 69% del totale). I messaggi monitorati hanno riguardato sei gruppi: le donne, le persone omosessuali, i migranti, le persone con disabi-lità, appunto gli ebrei e i musulmani. Ai primi tre posti per numerosità dei messaggi d’odio ci sono le donne (43,21% di tweet negativi, in linea con i risultati del 2021), le persone con disabilità (33,95%) e omosessuali (8,78%). Seguono migranti (7,33%), ebrei (6,58%) e islamici (0,15%).
Le donne nel mirino degli hater
«L’odio contro le donne esplode in rete soprattutto in occasione di casi di femminicidio», ha spiegato Silvia Breva, ideatrice della Mappa dell’intolleranza. La «correlazione tra hate speech e crimini d’odio», è stata sottolineata da Marilisa D’Amico, prorettrice della Statale e docente di Diritto Costituzionale, che ha invitato ad avere una maggior «cura delle parole». Attività da svolgere soprattutto nelle scuole, ha ribadito il linguista Federico Faloppa, coordinatore della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio. «L’Italia – ha ricordato – non si è ancora dotata della Commissione nazionale per i diritti umani, come da tempo chiede l’Onu».