In allegato la lettera che il Vescovo in questi giorni di emergenza sanitaria ha scritto ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario
Scarica la lettera del Vescovo ai medici, agli infermieri e al personale sanitario
In allegato la lettera che il Vescovo in questi giorni di emergenza sanitaria ha scritto ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario
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Per favorire la comunione tra i fedeli nella preghiera, nella Diocesi, il Vescovo ha deciso di continuare la preghiera del Santo Rosario anche dopo la Novena. Ogni sera, per tutto il tempo dell’emergenza sanitaria continuiamo a pregare il Santo Rosario con il nostro Vescovo in diretta dalla Cappella del Palazzo Vescovile alle ore 21.00
Al suono delle campane, potrai seguire e unirti spiritualmente alla preghiera attraverso pagina Facebook della nostra Diocesi
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Dunque non si potrà celebrare la Pasqua nel modo solito, cioè comunitariamente nelle nostre chiese.
Quando cominciò ad affacciarsi questa probabilità, dopo il decreto ministeriale dell’8 marzo, provammo un certo sgomento e speravamo non si verificasse. Ed invece è proprio così, il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di questa settimana lo conferma. È appunto all’8 marzo che risale la nostra ultima partecipazione alla Messa e alla comunione eucaristica e ci sembra già un’eternità. Questa situazione è stata accettata dalla Chiesa italiana “in forza della tutela della salute pubblica” (Comunicato CEI del 10.03.2020) ovviamente non perché lo Stato ce lo abbia imposto ma per senso di responsabilità civile e religiosa. Lo stesso amore che l’eucarestia forma in noi, ci rende attenti del bene da fare ai nostri fratelli. Si tratta infatti di fare tutti diligentemente la propria parte perché la diffusione del virus sia contenuta entro quei limiti che permettono al nostro sistema sanitario di salvare più vite possibile, che finora erano soprattutto quelle dei più fragili, per anzianità o per condizioni di salute già compromesse, ma che adesso, con l’accelerazione del contagio in prossimità del raggiungimento del picco, sono quelle di tutti. Come sempre, la scelta di porre al primo posto gli ultimi ritorna a vantaggio di tutta la collettività.
Come vivere dunque questa situazione da cristiani? La nostra fede ne sta subendo un danno? Mi sento di dire con una certa sicurezza di no e non solo perché sta aumentando la preghiera nelle case e nelle famiglie. La fede cresce e si rafforza proprio attraverso le prove. Che però vanno vissute con fede, appunto. Aiutiamoci allora a vivere il presente con fede.
Il primo pensiero del credente è quello di vivere questa situazione come se la ricevesse dalle mani del Signore. Poi il credente può pregare così:
“Tu Signore crei la luce e formi le tenebre (Is 45,7),
tutto viene da te.
I tuoi pensieri non sono i nostri pensieri
e le tue vie non sono le nostre vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le tue vie sovrastano le nostre vie,
i tuoi pensieri sovrastano i nostri pensieri (Is 55,8)
e la tua Provvidenza è grande e imperscrutabile per noi.
Noi non sappiamo quale sia il nostro vero bene in ciò che ci capita,
tu invece lo sai e tutto fai per il nostro bene
al punto che anche dal male compiuto dall’uomo
sai trarre la salvezza per noi.
Aiutaci, o Padre, a vivere questo digiuno eucaristico con la fede.
Noi ti offriamo questo sacrificio
e lo uniamo a quello del tuo Figlio,
presente proprio nella celebrazione eucaristica.
Poniamo sull’altare,
dove ogni giorno celebrano i nostri sacerdoti,
la nostra sofferenza e la nostalgia, che ci trapassa il cuore,
di quel dono incommensurabile che solo il tuo Amore poteva inventare per noi:
il Pane del cielo, Corpo e Sangue del tuo Figlio,
che noi amiamo tanto e tanto desideriamo.
Ti offriamo questo nostro dolore in riparazione per le Sante Messe vissute male,
con poca attenzione o con svogliatezza;
per le comunioni fatte non essendo ben preparati, distratti
o con l’anima priva della tua grazia a causa dei nostri peccati;
per le domeniche che non abbiamo santificato partecipando alla Messa
o per quando vi abbiamo partecipato con superficialità, arrivando tardi per la nostra pigrizia;
per quando non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso.
Perdona i nostri peccati Signore!
Noi ti offriamo questo nostro sacrificio anche perché tu aumenti il nostro desiderio di Te.
Riempici il cuore di ardente fame del Corpo del tuo Figlio
perché quando avremo superato questa prova possiamo ritornare al tuo altare con umiltà e gioia grande,
guardando l’Eucaristia con occhi nuovi e riceverla con immensa gratitudine.
Glorificheremo il tuo amore Signore!
Intanto la tua Provvidenza ci sostenga.
Come hai sostenuto l’antico popolo nel deserto per 40 anni,
così fa che non periamo spiritualmente per la mancanza del Cibo santo.
La tua mano ci può sostenere e, per la tua potenza che mai viene meno,
può distribuire la grazia necessaria alle nostre anime finché sia attraversato questo deserto.
Lo sappiamo: tu mai abbandoni il tuo popolo che ti sei acquistato col sangue del tuo Figlio.
Egli ci ha detto: Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo (Mt 28,20).
Con Te niente temiamo, o Signore,
tu sei il nostro rifugio e la roccia della nostra salvezza (Salmo 94,1).
Tu sei Santo, Signore Dio che compi meraviglie,
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei Altissimo, Tu sei onnipotente.
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene. Amen.
+Stefano
Indulgenza plenaria ai fedeli malati di coronavirus, nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che a qualsivoglia titolo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi. Lo stabilisce un Decreto della Penitenzieria apostolica pubblicato oggi e firmato dal cardinale penitenziere Mauro Piacenza e dal reggente, monsignor Krzysztof Nykiel.
Con una nota che accompagna il Decreto, la Penitenzieria inoltre stabilisce che nell’attuale contingenza, per “la gravità delle attuali circostanze” e “soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando il fenomeno non rientrerà”, ricorre la possibilità di impartire “l’assoluzione collettiva”, cioè “a più fedeli insieme”, “senza la previa confessione individuale”. Fermo restando che deve essere il vescovo diocesano a specificare l’applicazione di questa modalità straordinaria di celebrare il sacramento della penitenza che è possibile utilizzare in caso di “imminente pericolo di morte” oppure, appunto, “per grave necessità”.
Nel Decreto si concede l’Indulgenza plenaria “ai fedeli affetti da coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile”.
Alle stesse condizioni l’Indulgenza plenaria potrà essere ottenuta anche dagli operatori sanitari, dai familiari e da quanti, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus.
La Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, “anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé”.
L’Indulgenza plenaria infine, stabilisce il Decreto, può essere ottenuta anche dal fedele che in punto di morte si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico, “purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente nella vita qualche preghiera”. In questo caso “è raccomandabile l’uso del crocifisso o della croce”.
Per quanto riguarda l’assoluzione collettiva – spiega la Nota della Penitenzieria – nel caso vi fosse “la necessità improvvisa” di impartirla “il sacerdote è tenuto a preavvertire, entro i limiti del possibile, il vescovo diocesano o, se non potesse, ad informarlo quanto prima”. Spetta comunque al vescovo diocesano “determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio all’ingresso dei reparti ospedalieri, ove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l’assoluzione sia udita”.
La Nota poi sottolinea che nella presente “emergenza pandemica”, spetta sempre al vescovo diocesano “indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato esterno al confessionale, l’adozione di una distanza conveniente, il ricorso a mascherine protettive, ferma restando l’assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale ed alla necessaria discrezione”.
La Penitenzieria suggerisce inoltre di valutare “la necessità e l’opportunità di costituire, laddove necessario, in accordo con le autorità sanitarie, gruppi di ‘cappellani ospedalieri straordinari’, anche su base volontaria e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti”.
Laddove infine “i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali”, come indicato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1452)”.
A questa precisa disposizione del Catechismo ha fatto riferimento Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta. “È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti – ha spiegato il Pontefice – parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: ‘Signore ho combinato questo, questo, questo… Scusami’, e chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di Dolore e promettigli: ‘Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso’. E subito, tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere alla mano un sacerdote. Pensate voi: è il momento! E questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di Dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve”.
Scarica il Decreto
Decreto della Penitenzieria Apostolica circa la concessione di speciali Indulgenze ai fedeli nell’attuale situazione di pandemia
Riceviamo e condividiamo con piacere l’iniziativa del COMUNE DI MONTEPULCIANO che ha attivato uno sportello telematico per famiglie e singoli che non possono sopperire alle loro necessità quotidiane per problemi indirettamente legati all’epidemia da Covid-19 “Un aiuto a casa”: un protocollo d’intesa tra Comune di Montepulciano e alcune associazioni di volontariato per un concreto supporto a persone in difficoltà a causa dell’epidemia da Coronavirus
Nell’ultima giunta comunale che, seguendo le indicazioni dei vari DPCM, si è svolta in parte in videoconferenza, è stato deliberato un protocollo d’intesa tra il Comune di Montepulciano e alcune associazioni di volontariato del territorio. Il protocollo, dal nome particolarmente eloquente, “Te lo portiamo noi”, vede l’attuazione di un accordo mirato a dare supporto a quelle persone che, a causa dell’epidemia da Coronavirus, pur non essendo in quarantena o in isolamento, versano comunque in uno stato di difficoltà per il fatto che sono anziane o malate e che non possono uscire per fare la spesa, procurarsi medicinali e acquistare generi di prima necessità. Molte di queste, poi, non possono neanche ricevere assistenza da amici o familiari che sono a loro volta malati, o in isolamento, o in quarantena.
Il protocollo, quindi, non è in sovrapposizione con l’operato della Protezione Civile, che è concentrato nel sostegno a persone in quarantena, ma si rivolge a fasce di cittadinanza che in questo momento sono particolarmente deboli e non in grado di sopperire a certe normalissime attività della loro quotidianità.
“Le associazioni che, malgrado il divenire concitato della situazione, hanno entusiasticamente e in tempi brevissimi aderito alla richiesta di collaborazione del Comune” – dice Emiliano Migliorucci, assessore alle Politiche Sociali del Comune – “sono La Croce Rossa Italiana, la Fratellanza di Misericordia di Acquaviva, la Pia Arciconfraternita di Misericordia di Montepulciano e la Vigilanza Civile Ambientale di Acquaviva. A loro va il nostro ringraziamento, al quale sono certo che si unisca quello dell’intera comunità poliziana.”
A questo progetto, pur in un momento di difficoltà operativa e incertezza finanziaria, il Comune ha destinato risorse proprie creando un apposito fondo di bilancio a copertura delle spese vive di quelle associazioni che hanno dato la loro disponibilità. Il Comune svolgerà anche funzioni operative di raccordo rispondendo alle chiamate e gestendo le prenotazioni che dovranno essere fatte al numero dedicato al servizio “te lo portiamo noi” – lo 0578 712227.
Il numero è attivo dalle 9:00 alle 13:00, dal lunedì al venerdì; le richieste che saranno pervenute entro le 11:00 saranno evase possibilmente in giornata, quelle che arriveranno in orario successivo saranno evase il giorno seguente. Si sottolinea che i cittadini che potranno rivolgersi al servizio dovranno essere effettivamente in uno stato di necessità, che non è legato a fattori economici, ma ad altri riferibili, come sopra detto, alla impossibilità di uscire di casa e di avere qualcuno che possa farlo per loro.
“Ancora una volta” – così Michele Angiolini, sindaco di Montepulciano – “le nostre associazioni si rivelano preziose e necessarie per alleviare le difficoltà di molti cittadini aiutandoci in un servizio che solo apparentemente è secondario, ma che invece è fondamentale per garantire una qualità della vita accettabile a persone e famiglie colpite, seppure in modo indiretto, da questa epidemia che sta sconvolgendo la nostra quotidianità e i nostri rapporti sociali”.
In questi giorni di Novena per l’Annunciazione, alla fine del Rosario che facciamo «per rivolgerci con fiducia alla nostra Madre celeste, la Beata vergine Maria, perché ci ottenga con la sua intercessione presso il Figlio suo, l’abbreviamento del tempo della prova», il Vescovo Stefano ha composto una Supplica che rivolgiamo coralmente a Maria, Regina del Santo Rosario
Ecco il testo
SUPPLICA A MARIA
Santa Madre del Nostro Signore Gesù, Regina del Santo Rosario,
noi tuoi figli ci rivolgiamo con fiducia a te, nostra Avvocata e nostra speranza.
Volgi il tuo sguardo sulla nostra diocesi, sull’Italia, sull’Europa e sul mondo.
Implora per noi misericordia dal tuo divin Figlio
e soccorrici nei mali che ci affliggono a causa di questa epidemia.
Ottienici la grazia della conversione
e liberaci da questo male che fa soffrire tante persone.
Custodisci le nostre famiglie,
specialmente gli ammalati e coloro che li stanno curando mettendo a rischio la loro vita:
i medici, il personale sanitario e i volontari.
Al tuo Cuore Immacolato affidiamo le vittime della pandemia.
Santissima Annunziata,
col tuo “sì” alla volontà del Padre ti sei unita all’opera della nostra salvezza
e Gesù nostro Redentore ti dette a noi come Madre,
riponendo nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie, cosicché niente ti nega.
Aiutaci, Dolce Madre Santa, noi confidiamo in te.
Amen.
+Vescovo Stefano
L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo.
Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga.
Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli: «Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con «acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura.
In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli.
Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto. Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.
L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita.
13 marzo 2020
I Vescovi delle Chiese della Toscana
Il Vescovo Stefano ha ricevuto oggi una lettera dal Vescovo di Butembo-Beni, S.E. Mons. Mons. Sikuli Paluku Melchisedech. La Diocesi di Butembo-Beni è la Diocesi di cui fanno parte alcuni sacerdoti che svolgono il loro ministero sacerdotale nella nostra.
La lettera è un messaggio di compassione e comunione che Mons. Sikuli ha nei confronti delle Chiese di Montepulciani-Chiusi-Pienza e di Noto, Diocesi gemelle con quelle congolese.
Mettiamo a disposizione il carteggio di corrispondenza che è avvenuto in data odierna. e ci uniamo in comunione con questa Chiesa colpita da tanto tempo dal virus di ebola.
Lettera di S.E. Mons. Mons. Sikuli Paluku Melchisedech: SOLDARITE, COMPASSION ET COMMUNION AVEC NOTO ET CHIUSI
Traduzione butembo beni vescovo
Lettera di risposta di S.E. Mons. Stefano Manetti, Vescovo diocesano: lettera Mgr Sikuli Paluku Melchisédech
Il Vescovo Stefano ha reso noto ai sacerdoti il nuovo Comunicato della CET uscito dalla Riunione di oggi all’Eremo di Firenze.
Queste le indicazioni pratiche che ci interessano, con la possibilità di scaricare il documento integrale a fondo articolo.
1. La celebrazione della Messa con il popolo è sospesa come anche ogni altra funzione liturgica pubblica, sia in luoghi chiusi che aperti.
2. Per le esequie: il feretro non può entrare in chiesa. Si può, e quindi si deve, benedirlo nella casa o all’ospedale, accompagnarlo al cimitero e benedire come previsto nei libri liturgici.
3. Celebrate l’Eucaristia ogni giorno senza popolo mantenendo però il suono delle campane così che i fedeli si possano unire spiritualmente a voi. La presenza del sacrificio di Cristo nel territorio è una potenza di grazia.
4. Esortate alla recita del Rosario, alla lettura e alla meditazione della Sacra Scrittura, alla preghiera, come pure a soccorrere con carità le persone più fragili e sole.
Sia questo tempo “strano” una occasione anche per noi di maggiore preghiera, lettura e meditazione. Ben sappiamo come il Signore sappia trarre il bene anche dal male. Restiamo uniti nella preghiera. Vescovo Stefano
Scarica qui il documento integrale: Comunicato CET 9 marzo 2020 DEF
In allegato la lettera che il Vescovo Stefano ha scritto a tutta la comunità diocesana in questo particolare periodo di prova.
Clicca per scaricarla: Preghiera in tempo di virus
Clicca per accedere al video di You Tube: Il Vescovo alla Chiesa in questo momento di prova
La comunità cristiana di Chiusi città domenica 8 marzo ha deciso di aprire l’urna della patrona Santa Mustiola. La Santa Messa delle ore 11.00, sarà presieduta dal Vescovo Stefano e verrà trasmessa in diretta da NTI sul Canale 271. Alla fine della celebrazione si chiederà l’intercessione della Patrona perché il Signore ci liberi da tutti i mali e in modo particolare dall’attuale epidemia.
Dal Vescovo Stefano
In conseguenza del Decreto del Presidente del Consiglio il catechismo è sospeso in tutta la diocesi fino alla riapertura delle scuole.
Per altre indicazioni attendiamo il comunicato CEI di domani.
Il Vescovo Stefano
In questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana prega e invita a pregare per tutto il Paese.
Lo facciamo in questo giorno dedicato alla festa di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, patrono della Chiesa universale, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario.
Contempliamo i Misteri della Luce per vivere questa preghiera come «vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria» (San Giovanni Paolo II).
In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è «la luce del mondo» (Gv 8, 12) e noi vogliamo
seguirlo, come discepoli, sapendo che chi lo segue «non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
In questo tempo di mestizia, di sofferenza e di incertezza, desideriamo contemplare il Volto luminoso e trasfigurato di Cristo, affinché disperda, insieme al
peccato, le tenebre del contagio e della morte.
Al suo Volto e al suo Cuore ci conduce Maria, Madre di Dio, salute degli infermi, alla quale ci rivolgiamo con la preghiera del Rosario, sotto lo sguardo amorevole di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia e delle nostre famiglie.
Ci lasciamo accompagnare anche dalla testimonianza di San Francesco di Assisi e dalle orazioni di Santa Caterina da Siena, patroni d’Italia, esempi di vita luminosa e nostri intercessori.
Un semplice segno manifesta la nostra comunione in questo tempo di preghiera: alle finestre delle nostre case, questa sera, abbiamo esposto un piccolo drappo bianco o una candela accesa, segni della speranza e della luce della fede. Dalle nostre abitazioni si eleva al Padre la supplica dei suoi figli, affinché il Signore, buono e misericordioso, dia la forza del suo Spirito ai medici e agli operatori sanitari, illumini i ricercatori, guidi i governanti, infonda vigore ai corpi degli anziani e dei bambini, allontani la paura, doni a tutti la consolazione del suo Figlio Gesù.
I Vescovi delle Diocesi della Toscana invitano a ottemperare a quanto la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha indicato in data odierna circa la vita liturgica e pastorale delle comunità, a seguito delle misure contenute nel nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per arginare il rischio del contagio del coronavirus, le cui norme vanno accolte come contributo al bene comune e alla serena convivenza sociale.
Alle luce delle norme governative e delle indicazioni della CEI, mentre prendono atto della “possibilità di celebrare la Santa Messa, come di promuovere gli appuntamenti di preghiera che caratterizzano il tempo della Quaresima”, i Vescovi della Toscana – in una prospettiva prudenziale, in quanto nella regione al momento la situazione sanitaria non sembra presentare quei caratteri di gravità che si riscontrano in altri territori – dispongono, fino a quando rimarrà in vigore il decreto governativo, le seguenti specifiche misure precauzionali, che si aggiungono a quelle indicate nei giorni scorsi, che parroci, operatori pastorali e fedeli sono invitati a rispettare scrupolosamente:
– i riti liturgici siano celebrati attenendosi a quanto specificano le disposizioni governative circa la distanza tra le persone presenti, al fine di evitare l’affollamento, prendendo gli opportuni provvedimenti perché questo sia possibile;
– si ricorda anche che dal precetto di partecipare alla Messa festiva sono dispensati quanti ne siano impediti per grave causa, quale è la malattia e, nella presente circostanza, la condizione degli anziani che possono più facilmente subire la diffusione del virus;
– si sospendano gli incontri di catechesi fin quando rimanga in vigore quanto disposto dal decreto governativo circa la sospensione dell’attività scolastica;
– nelle attività formative, pastorali, caritative o di natura sociale, che si svolgono nelle parrocchie, negli oratori, negli istituti e nelle aggregazioni, si seguano fedelmente le disposizioni del decreto governativo circa le situazioni in cui si verifica il convenire di più persone, evitando gli affollamenti che annullano le dovute distanze tra le persone;
– si invita a sospendere la benedizione delle famiglie fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria;
– si raccomanda la massima attenzione al rispetto della distanza tra le persone e in genere delle misure igienico-sanitarie descritte nell’allegato al decreto governativo, in particolare in occasione delle Confessioni e della Comunione ai malati;
– anche negli ambienti delle attività pastorali è bene mettere a disposizione le soluzioni idroalcoliche per la pulizia delle mani;
– si invitano le parrocchie, gli istituiti religiosi e le aggregazioni laicali a limitarsi alle attività liturgiche e pastorali ordinarie, rinviando ad altri tempi quelle straordinarie; in ogni caso si ribadisce che dovranno essere attentamente osservate le disposizioni circa le distanze da mantenere fra le persone; in questo contesto si reputa doveroso sospendere anche i pellegrinaggi.
Queste disposizioni si aggiungono a quelle date giorni fa ai parroci delle chiese toscane:
– tenere vuote le acquasantiere;
– omettere il gesto dello scambio della pace nelle celebrazioni liturgiche;
– distribuire la Santa Comunione esclusivamente sulla mano;
– prendere precauzioni durante le Confessioni auricolari e in contesti di contatti personali.
I Vescovi rinnovano la vicinanza a quanti, malati e persone loro prossime, soffrono a causa dell’epidemia, come pure a quanti sono impegnati a contrastarla a livello sanitario o a prendere decisioni per affrontare la situazione nella vita sociale. Smarrimento e paura non devono spingere a una sterile chiusura; questo è il tempo in cui ritrovare motivi di realismo, di fiducia e di speranza, che consentano di affrontare insieme la difficile situazione. I Vescovi rinnovano l’invito alla preghiera, per invocare dalla Misericordia divina il conforto del cuore e la liberazione dal male: «Dio onnipotente e misericordioso, guarda la nostra dolorosa condizione: conforta i tuoi figli e apri i nostri cuori alla speranza, perché sentiamo in mezzo a noi la tua presenza di Padre» (Messale Romano).
Clicca per scaricare il comunicato della Conferenza Episcopale Toscana del 05/03/2020:20.02 Comunicato 2ter coronavirus 05.03.20
Clicca per scaricare il comunicato stampa dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi:CS Diocesi 03_2020
La meta del pellegrinaggio diocesano del 25 aprile quest’anno sarà Assisi sui passi di San Francesco.
Il programma che trovate in locandina è il seguente:
Ore 7.30 partenza dai vari punti della Diocesi
Arrivo a Santa Chiara e preghiera iniziale
Itinerario in cammino con San Francesco
Ore 12.30 Canto del Regina Cæli nella Basilica superiore di San Francesco
Tempo libero per il pranzo al sacco
Trasferimento in pullman a Santa Maria degli Angeli
Ore 15.30 Concelebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Stefano Manetti nella Basilica di Santa Maria degli Angeli
Ore 18.00 partenza
La quota è di € 20,00 per gli ADULTI mentre i BAMBINI (fino 10anni) pagano € 10,00
scarica qui la locandina pellegrinaggio assisi 2020
Con una Lettera indirizzata agli IdRC e ai pregiatissimi Insegnanti interessati delle Istituzioni scolastiche operanti nel territorio della diocesi, il Direttore dell’Ufficio scolastico diocesano ha invitato tutti ad un Corso di aggiornamento professionale valido anche ai fini del mantenimento dell’idoneità all’insegnamento della Religione cattolica.
A tal fine si forniscono le seguenti indicazioni circa i contenuti e le modalità di svolgimento del corso in oggetto.
Destinatari: insegnanti di Religione cattolica di ogni ordine e grado delle scuole operanti nel territorio della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e insegnanti di varie discipline interessati al corso.
Finalità: il corso intende offrire ai partecipanti la possibilità di riflettere intorno ad alcuni contenuti che trovano spazio nella ordinaria programmazione didattica della R.C. e che risultano comunque di ampia e generale riflessione circa taluni snodi significativi dell’esperienza pedagogica.
Attraverso un originale itinerario, proposto da vari eminenti relatori, gli insegnanti partecipanti potranno arricchire non solo le proprie conoscenze di tipo contenutistico ma anche possedere strumenti atti a produrre unità didattiche di insegnamento relative ai temi proposti.
Calendario: il corso si articola in cinque incontri per un totale di 15 ore. La certificazione finale sarà riconosciuta ai partecipanti per almeno 12 delle 15 ore previste (4 incontri su 5).
Scarica la lettera del Corso aggiornamento IdRC 19_20
Nell’ambito del Progetto Policoro, anche la nostra Diocesi ha attivato uno sportello rivolto ai giovani per la formazione e l’orientamento al lavoro, per il sostegno all’imprenditoria giovanile e alla creazione d’impresa.
Lo sportello è attivo presso tre sedi, nello specifico:
MONTEPULCIANO (Curia) Via Fiorenzuola vecchia 2. Lunedì dalle 15 alle 18
SINALUNGA (Parrocchia) Via Trieste 107. Martedì dalle 15 alle 18
CHIUSI SCALO (Parrocchia) Piazza Matteotti 38. Venerdì dalle 9 alle 12
L’invito è rivolto ai giovani che possono andare liberamente o su appuntamento.
per info: 391 434 9326
email: diocesi.montepulciano@progettopolicoro.it
Un Bambino è nato per noi. Ci colpisce la motivazione di questa nascita: per noi. Per noi si è compiuta questa opera meravigliosa del Dio che si è fatto bambino.
Siamo direttamente coinvolti, Egli ce lo dice chiaramente: sono nato per voi.
La Parola di Dio in questa notte mette ciascuno di noi di fronte a questa realtà direttamente, senza mediazioni: il Bambino è qui per me e, pur non sapendo ancora parlare, pone la domanda ineludibile: perché? Chi siamo noi per così tanto? Chi sono io?
Cristo viene in risposta alle tante domande che l’uomo si pone, prima di tutto su sé stesso. E se capita, come a volte sembra, che l’uomo non abbia voglia di porsi domande, il Bambino inevitabilmente è lì a ricordargliele: chi sei tu? Quanto vali? Quanto vale la tua vita? Davvero “Cristo svela l’uomo all’uomo e gli fa conoscere la sua altissima dignità” (GS 22), che troppo spesso dimentica. Continua a leggere
Martedì 17 dicembre con una cena di Natale nel Sala del Palazzo Vescovile, il Vescovo Stefano ha incontrato, per il tradizionale scambio di auguri natalizi, l’Ufficio amministrativo e l’Istituto diocesano, ringraziando per tutto quello che ognuno fa, mettendo a disposizione i propri doni per il bene della Diocesi. “Anche se il tempo sembra sempre poco – ha detto nel pensiero finale – è bello vedere come ognuno lo dia con tanta generosità”.