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QUESTA MATTINA MESSA DEL CARDINALE LOJUDICE PRESSO LA CAPPELLA OSPEDALIERA DEGLI OSPEDALI RIUNITI DELLA VALDICHIANA

Questa mattina presso la Cappella Ospedaliera degli Ospedali Riuniti della Valdichiana, a Nottola (Montepulciano), il Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, ha presieduto la Santa Messa per tutti i pazienti e il personale presente, concelebrata da don Riccardo Personè, Cappellano dell’ospedale e parroco di San Martino a Sinalunga, e da don Sergio Graziani, parroco di Trequanda. Era presente alla celebrazione anche Barbara Bianconi della direzione sanitaria.

Al termine della celebrazione il Card. Lojudice ha visitato i reparti di cardiologia e rianimazione. “La missione – ha detto – dell’operatore sanitario non solo è fondamentale da un punto di vista medico, ma anche da quello umano, perché spesso i pazienti trovano conforto nella presenza di qualcuno, evitando così momenti di solitudine. Un pensiero in particolare va a quelle persone che sono costrette a passare il Santo Natale in un letto d’ospedale, lontano dalle proprie famiglie, e che proprio grazie alla presenza del personale sanitario si sentiranno meno sole”. 

“Una preghiera dal profondo del cuore – ha aggiunto il card. Lojudice – va a quelle persone che sono decedute all’Ospedale di Tivoli, perché tragedie come queste creano sconforto in tutti noi. Un caloroso ringraziamento va a tutti coloro i quali hanno messo in salvo chi era presenti all’interno dell’ospedale durante l’incendio, mettendo a rischio la propria vita per salvare il prossimo”.

“Ringrazio il Cardinale – ha detto a margine della Messa don Riccardo Personè – per la sua presenza e per la sua generosità nell’aiutare le persone, mettendole sempre al primo posto e aiutandole a custodire dentro di loro la parola del Signore. Vorrei che tutti noi inoltre pregassimo per la pace e la giustizia, e cercassimo di mettere in pratica ciò che chiediamo al Signore: perché pregare per la pace se poi noi siamo i primi a farci la guerra, o anche dei semplici dispetti? Se mettessimo in pratica ciò che preghiamo dal nostro cuore, sarebbe Natale tutti i giorni. Volevo ringraziare, infine, non solo gli operatori sanitari ma tutte le persone che lavorano all’interno di questo ospedale, che anche in mezzo a tante difficoltà riescono a dare un contributo e un sostegno importante ai pazienti”.

 

IL CARD. LOJUDICE INAUGURA L’ANNO SCOLASTICO A MONTEPULCIANO

Con la celebrazione di questa mattina, 20 settembre, nel Santuario di Sant’Agnese a Montepulciano, il card. Lojudice ha inaugurato il nuovo anno scolastico alla presenza di tantissimi studenti dei Licei Poliziani che, accompagnati dal dirigente scolastico Marco Mosconi e da alcuni docenti, hanno celebrato l’Eucaristia col vescovo Augusto Paolo. Erano presenti anche – per il Consensivo “Iris Origo” del capoluogo – alcune maestre con il dirigente Caterina Mangiaracina. Un momento forte durante il quale il cardinale ha esortato gli studenti ad essere “testimoni e profeti” di pace nel nuovo anno scolastico senza “cedere alla facile lamentela ma impegnandosi in prima persona, con l’aiuto degli adulti, a costruire una società più umana, più giusta, migliore per noi e per chi sarà dopo di noi”. Al termine della celebrazione il cardinale ha avuto modo di salutare alcuni studenti e tutti i docenti presenti alla celebrazione.

VALIANO; PER LA FESTA DEL SS. CROCIFISSO LE CRESIME CON IL CARD. LOJUDICE

Domenica prossima, 24 settembre, in occasione della Festa del SS. Crocifisso, il card. Augusto Paolo Lojudice, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, sarà a Valiano, frazione del comune di Montepulciano, per celebrare alle ore 11 la S. Messa e amministrare il sacramento della Cresima ai ragazzi.
Inoltre, sempre domenica, a Valiano verrà corso, alle 16.30, il 49° Palio dei Carretti, preceduto dal tradizionale corteo storico delle contrade che vedrà la partecipazione del Gruppo Sbandieratori e Tamburini di Montepulciano e delle Chiarine del Gruppo Musici – Rione Porta Romana di Castiglion Fiorentino. Al termine della corsa le autorità comunali consegneranno il Palio alla Contrada vincitrice.
A precedere la festa sono previsti tre giorni di festeggiamenti, che prenderanno il via giovedì 21 settembre.

IL CARD. LOJUDICE INCONTRA L’ASSOCIAZIONE “DURANTE DOPO DI NOI”

Ieri sera il Card. Augusto Paolo Lojudice ha incontrato l’ Associazione “Durante dopo di noi”, presso i locali della parrocchia del SS. Nome di Maria a Querce al Pino (Chiusi). Il acrd. Lojudice si è intrattenuto a cena con i ragazzi e le loro famiglie.

All’incontro erano presenti anche i giovani  studenti della Facoltà di Archeologia dell’Università Roma Tre che, guidati dal prof. Matteo Braconi, stanno partecipando ad una campagna di scavo alla catacomba di Santa Mustiola.

IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL CARD. LOJUDICE AL MONDO DELLA SCUOLA

Il card. Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, ha voluto rivolgere un messaggio di auguri a studenti, docenti e collaboratori scolastici per l’apertura, domani, del nuovo anno scolastico in Toscana, in particolare nel territorio delle due diocesi a lui affidate. Nel suo messaggio, il Cardinale ha voluto concentrarsi sul tema della pace, dell’accoglienza e del necessario impegno dei giovani nel mondo del volontariato.

 

UN ANNO FA L’INGRESSO DEL CARD. LOJUDICE COME VESCOVO DIOCESANO

Oggi la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza celebra il primo anniversario dell’ingresso in diocesi del card. Augusto Paolo Lojudice come Vescovo.

Presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Montepulciano ci sarà alle ore 17.30 l’accoglienza del Card. Lojudice nel piazzale, poi alle 18 la Celebrazione Eucaristica, con anche l’inaugurazione del servizio pastorale di don Pietro Sanivarapu. Alle 19.00 è previsto un momento conviviale.

Al card. Lojudice la diocesi esprime profonda gratitudine, filiale e sincero affetto per il suo servizio di pastore tra la gente. Il primo ringraziamento va innanzitutto al Signore che ci ha fatto dono della guida del vescovo Augusto Paolo, che serve con amorevolezza, semplicità e autorevolezza la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza nel cammino verso Cristo speranza dell’umanità.

A LORETO IL 2º RADUNO DI FRATERNITÀ, LA MESSA CON IL CARD. LOJUDICE

È in corso a Loreto il 2° Raduno di fraternità, la community di giovani nata dall’esperienza di fede nell’oratorio di don Alberto Ravagnani. Il tema scelto per il raduno di quest’anno è “Noi siamo”, per evidenziare che l’esperienza vera di Fraternità coinvolge e trasforma l’essere della persona prima che il ‘fare’ ma, nello stesso momento, ha senso solo se vissuta come cammino nelle relazioni, quindi insieme nella Chiesa.

Il card. Augusto Paolo Lojudice è stato ospite ieri del raduno, dove ha celebrato la Santa Messa delle 18.30.

VISITA AL “GASLINI” DI GENOVA E A “CASA PAOLA” DELL’UNITALSI PER IL CARD. LOJUDICE

Il card. Augusto Paolo Lojudice si è recato questa mattina in visita all’IRCCS Giannina Gaslini di Genova. Ad accoglierlo era presente il dott. Raffaele Spiazzi, Direttore Sanitario del Gaslini.

Insieme, hanno visitato la nuova piattaforma di degenza Neuro-gastro con il responsabile, prof. Lino Nobili, la UOC di Anestesia e Rianimazione insieme al direttore Andrea Moscatelli, per finire con una lunga visita della UOC di Emato-Oncologia, a cura del prof. Carlo Dufour, direttore del Dipartimento di Emato- Oncologia. 

Il Gaslini è un policlinico pediatrico che ogni anno conta circa L’Istituto Giannina Gaslini è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, un policlinico pediatrico tra i più grandi ed importanti d’Europa, uno dei pochi ospedali italiani interamente dedicati alla cura dei bambini, dove la ricerca in ambito pediatrico svolge un ruolo cruciale nel chiarire le cause e nel migliorare la terapia e la prognosi delle malattie rare e gravi. Specializzato in alta complessità di cura, patologie invalidanti, malattie rare e croniche, prende in cura il bambino dal concepimento alla maggiore età. Con circa 400 posti letto, 25 mila ricoveri e 500 mila prestazioni ambulatoriali l’anno, 20 padiglioni, 2000 addetti, l’Istituto, da 85 anni, è un punto di riferimento nazionale ed internazionale della moderna pediatria e medicina perinatale.

Al termine della visita al Gaslini, il card. Lojudice è stato accompagnato da Gemma Malerba, presidente dell’UNITALSI Ligure, e da Francesca Faruffini, responsabile del Progetto Piccoli dell’UNITALSI Ligure, a visitare “Casa Paola”, una delle strutture gestite dall’associazione per l’accoglienza dei familiari dei piccoli pazienti in cura presso l’Ospedale Pediatrico Gaslini.

IL CARD. LOJUDICE A TORTONA PER CELEBRARE LA FESTA DELLA MADONNA DELLA GUARDIA

Questa mattina il card. Augusto Paolo Lojudice è a Tortona (AL) per celebrare il Pontificale della Festa della Madonna della Guardia.

Il santuario “Madonna della Guardia” di Tortona, infatti, fu voluto e costruito da San Luigi Orione, quando, il 29 agosto 1918, ancor prima della fine della guerra, aveva promosso un voto popolare alla Madonna della Guardia, invocando la fine della guerra e promettendo di erigere un santuario come ringraziamento per quanti fossero tornati vivi dal fronte di guerra.

Alla celebrazione erano presenti anche il Vescovo di Tortona, Mons. Guido Marini, il direttore generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione, Padre Tarcisio Vieira, e il Rettore del Santuario Madonna della Guardia, don Renzo Vanoi. Ad accompagnare il card. Lojudice sono presenti anche don Vittorio Giglio, responsabile del servizio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, e Gianluca Scarnicci, portavoce del Cardinale.

Ecco alcune immagini della celebrazione:

IL 3 SETTEMBRE IL PRIMO ANNIVERSARIO DELL’ARRIVO DEL CARD. LOJUDICE COME VESCOVO DIOCESANO

Il prossimo 3 settembre la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza celebrerà il primo anniversario dell’ingresso in diocesi del card. Augusto Paolo Lojudice come Vescovo.
Presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Montepulciano ci sarà alle ore 17.30 l’accoglienza del Card. Lojudice nel piazzale, poi alle 18 la Celebrazione Eucaristica, con anche l’inaugurazione del servizio pastorale di don Pietro Sanivarapu.
Alle 19.00 è previsto un momento conviviale.

“Laudato sii” per docenti di religione – Mons. Stefano Manetti (un estratto dal suo intervento)  

Come l’enciclica di Papa Francesco “Laudato sii” può influenzare il modo di raccontare l’ambiente?                                                                         

Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” domandava il meteorologo statunitense Edward Lorenz in una sua conferenza nel 1972, dove intendeva dimostrare come un semplice battito d’ali di una farfalla può causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano.  Prendo in prestito questa battuta per stigmatizzare l’idea portante della enciclica Laudato Sì (d’ora in poi: LS) di Papa Francesco ovvero: “tutto è connesso” (117 –i numeri fra parentesi si riferiscono sempre agli articoli della Laudato Sì-), che attraversa come un ritornello il documento da cima a fondo. L’impostazione che il Papa ha dato all’enciclica mi pare segni una svolta significativa nel modo di raccontare la questione ecologica, perché unisce crisi ambientale e crisi sociale in un tutt’uno inseparabile, cioè la terra in cui viviamo e la moltitudine dei poveri che la abitano, per cui, come il battito d’ali della farfalla, ogni lesione della solidarietà e dell’amici­zia civica provoca danni ambientali (142): il degrado ambienta­le e il degrado umano ed etico sono, infatti, intimamente connessi (56).

Se finora si parlava di ecologia prevalentemente come lo “studio delle interrelazioni che intercorrono tra gli organismi e l’ambiente che li ospita” (così, per esempio, nell’enciclopedia Treccani), dove l’uomo è preso in considerazione in ragione dell’impatto ambientale conseguente al suo stile di vita, per cui il problema fondamentale – cito – è quello della valutazione del rapporto costo/beneficio nell’uso delle risorse naturali” (ivi), nella LS il problema fondamentale diventa l’interazione dei sistemi naturali con i sistemi sociali, dove la novità dell’enciclica sta non tanto nel descrivere tale rapporto, per altro già noto in ambito ecologico, quanto nell’averlo posto con forza al centro della questione. Così non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-am­bientale (139) con la conseguenza che prendersi cura della natura include necessariamente combattere la povertà e restituire la dignità agli esclusi (ivi).
I gemiti di sorella terra, così si esprime il Papa, si uniscono ai gemiti degli abban­donati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta (53) e quando non si riconosce nella realtà l’importanza di un povero…dif­ficilmente si sapranno ascoltare le grida della na­tura stessa (117).
Non è difficile constatare che l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, per cui non potremo affrontare ade­guatamente il degrado ambientale, se non prestia­mo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale (48).
La crisi ecologica si presenta come un emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale della modernità, di conseguenza non possiamo illuderci di risanare la no­stra relazione con la natura e l’ambiente senza risa­nare tutte le relazioni umane fondamentali (119).
Purtroppo, però, manca una chiara consapevolezza dei problemi che colpisco­no particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, – cito – miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici inter­nazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questio­ne che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno col­laterale. Di fatto, al momento dell’attuazione con­creta, rimangono frequentemente all’ultimo posto… Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio socia­le, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. (49)

Come si vede, la LS opera una dilatazione del campo di interesse dell’ecologia andando oltre le “interrelazioni che intercorrono tra gli organismi e l’ambiente che li ospita” fino ad inglobare in se stessa, come fattore determinante per comprendersi compiutamente, la giustizia sociale. Poiché tutto è in relazione, la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri (70).

L’aver assunto questa congiunzione inscindibile tra l’ambiente e i poveri come criterio interpretativo prioritario della questione ecologica è probabilmente il principale contributo, per rispondere alla domanda del titolo, che il Papa offre sul modo nuovo di raccontare l’ambiente stesso.

Questa visione invita a compiere alcuni passaggi culturali, facilmente rintracciabili nel testo dell’enciclica che possiamo così riassumere:

  1. Primo passaggio: dalla sottovalutazione della questione ecologica alla consapevolezza dell’urgenza di agire subito con senso di responsabilità. Se guardiamo in modo superficiale, al di là di alcuni segni visibili di inquinamento e di degrado, sembra che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali. Questo comportamento evasi­vo ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo. È il modo in cui l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodi­struttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, fa­cendo come se nulla fosse (59). La protezione che la nostra casa comune esige da noi è invece urgente (13).
  2. Secondo passaggio: dalla tecnologia che si rapporta alle cose alla tecnologia che si rapporta alle persone.
    Riflettendo sulla radice umana della crisi ecologica (Cap. III) ci si accorge che il problema fondamentale (106) è la globalizzazione del paradigma tecnocratico che consiste nel ritenere che la soluzione dei problemi che affliggono l’umanità si trovi nello sviluppo della tecnica. La tecnica però, quando è posta davanti alla realtà, tende a manipolarla dimenticando i limiti che essa stessa ha, per esempio avventandosi sulla natura per spremerla oltre il limite, sul falso presupposto che esista una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili…e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere facilmente assorbiti (106). La liberazione dal paradigma tecnocratico imperante è necessaria per riprendere il contatto oggettivo con la realtà e ciò può avvenire ponendo la tecnica di fronte alle persone più che alle cose, impegnandola a risolvere i problemi concreti degli altri, con lo scopo di aiutarli a vivere con più dignità e meno sofferenze (112). Qui essa trova il suo giusto equilibrio e un riparo dagli eccessi di onnipotenza. Insomma la tecnologia in mano all’uomo può facilmente fargli perdere il contatto con la realtà e farlo scivolare pericolosamente verso un delirio di onnipotenza: l’antidoto si trova nel fargli volgere lo sguardo verso le persone, specialmente le più indifese e bisognose di aiuto, perché ciò lo mantiene con i piedi per terra con grande vantaggio per l’ambiente.
  3. Da questo consegue il terzo passaggio: dall’attribuire valore alla potenza tecnologica all’attribuire valore alla fragilità.
    Si tende a credere, infatti, che ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori (105)
    Se però ci fermiamo a riflettere, riconosciamo facilmente la fragilità della natura e questo ci permette oggi di porre fine al mito moderno del progresso materiale illimitato. Un mondo fragile, con un essere umano al quale Dio ne affida la cura, interpella la nostra intelligenza per riconoscere come dovremmo orientare, coltivare e limitare il nostro potere (78).
    San Francesco di Assisi, dal cui Cantico si è tratto il titolo dell’enciclica, è l’esempio per ec­cellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità…Egli manifestò un’attenzio­ne particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. (10)
  1. Infine il quarto passaggio va dal parlare di “problemi loro” al parlare di “problemi nostri” ovvero non possiamo più credere che ci possiamo salvare da soli solo perché siamo in possesso di più mezzi e di più ricchezze. D’ora in avanti è chiaro che possiamo solo salvarci insieme. Non si tratta di carità e, se vogliamo, nemmeno di filantropia: tutto è intimamente connesso al punto che salvare i poveri significa salvare se stessi. È la nuova etica della casa comune. Si potrebbe anzi dire che se finora la carità era una scelta libera oggi sta diventando una via obbligatoria per sopravvivere. È proprio l’ecologia ad insegnarci che la vita sulla terra consiste in un insieme armonico di organismi in uno spazio determinato che funziona come un sistema (140), l’ecosistema appunto, e che noi dipendiamo da tale sistema per la nostra esistenza. Occorre che consideriamo la famiglia umana a cui apparteniamo in certo modo come un ecosistema in cui la buona salute di ogni sua parte è necessaria per la sopravvivenza del tutto. Per esempio il riscaldamento del clima dovuto all’emissione eccessiva di gas serra causata dallo stile di vita dei paesi più sviluppati dà origine a migrazioni di animali e a fenomeni di siccità in vaste regioni del pianeta che spingono i poveri ad emigrare. Il loro arrivo nelle nostre città, anziché suscitare quel senso di fastidio per l’occupazione del nostro spazio vitale, dovrebbe servire a convincerci dell’urgenza di occuparci dei problemi che hanno causato la loro emigrazione perché non sono problemi loro ma nostri. Il famoso adagio: ”aiutiamoli a casa loro” diventa un “aiutiamoci a casa loro” perché il motivo per cui emigrano, in questo caso la crisi ambientale, è lo stesso che non assicura un futuro umanamente vivibile ai nostri figli. Tanto più riusciremo a sentirci prossimi gli uni agli altri, quanto più miglioreremo la nostra vita.

Per scaricare il testo in pdf: LS per docenti religione

 

Biografia

Il Rev.do Mons. Stefano Manetti è nato a Firenze il 20 aprile 1959. Dopo aver conseguito la maturità presso il Liceo Scientifico di Scandicci, ha frequentato dall’ottobre 1978 il Seminario arcivescovile fiorentino.

È stato ordinato sacerdote il 19 aprile 1984.

Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato Vicario parrocchiale a “S. Maria” a Coverciano dal luglio 1984 al settembre 1987; Assistente ecclesiastico della Comunità giovanile San Michele dal settembre 1987 al settembre 1995. In quegli stessi anni è stato Assistente ecclesiastico del Settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana e dal gennaio 1999 è passato al Settore Adulti della medesima associazione.

Nominato Parroco di “S. Tommaso” a Certaldo nel settembre 1995, vi è rimasto fino al settembre 2002; negli stessi anni ha svolto anche il compito di Insegnante di religione cattolica nelle scuole pubbliche.

Nell’ottobre 2002 è stato nominato Direttore spirituale del Seminario maggiore arcivescovile e contemporaneamente Canonico del Capitolo dell’Insigne Basilica Laurenziana.

Dal settembre 2005 è Rettore del Seminario maggiore arcivescovile e Responsabile del Centro diocesano Vocazioni.

Nel dicembre 2009 è stato nominato Canonico del Capitolo Metropolitano di Santa Maria del Fiore, passando a Canonico onorario del Capitolo Laurenziano.

È stato poi Membro del Consiglio Presbiterale dal gennaio 1995 e Coordinatore di tale organismo dall’ottobre 2008 fino ad oggi. Dal febbraio 2009 ad oggi è stato Membro del Collegio dei Consultori.