Solenne celebrazione per la Santa Pasqua nella concattedrale di san Secondiano a Chiusi presieduta dal card, Augusto Paolo Lojudice, vescovo di Montepulciano-Chiusi- Pienza e concelebrata dal parroco, don Baldovino Potomonyo Muvwaro. Durante la celebrazioni i più piccoli hanno portato all’altare le offerte e alcune piantine nate dai semi coltivati in memoria del piccolo Francesco che ci ha lasciato, loro compagno di classe.
In una chiesa gremita e colorata dalla presenza di tanti bambini del catechismo il Card. Lojudice ha salutato idealmente “tutte le comunità della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza nel giorno più importante per ogni cristiano: la Pasqua, con la quale celebriamo la vittoria della vita sulla morte. La risurrezione di Gesù”.
“Questa giornata di festa – ha aggiunto – è anche l’occasione per fermarsi a riflettere sulle nostre vite senza dimenticare che al centro della nostro percorso come cristiani c’è appunto la risurrezione che è la chiave di volta delle nostre vite”.
“Con la rinascita alla vita di Gesù- ha spiegato – cambia anche il rapporto degli stessi discepoli con Lui. Cristo stesso li abitua ad una nuova dimensione di vicinanza non più in presenza, ma in Spirito. Passeranno 40 giorni prima dell’Ascensione, un numero programmatico che torna spesso nel Vangelo”.
“La vita nuova – ha proseguito – si basa su tre cardini principali: la novità del Cristo che è risorto, la comprensione del suo progetto di salvezza ed infine l’effusione dello Spirto Santo”.
“Maria di Magdala – ha poi sottolineato – è la prima persona a cui Gesù appare. Una donna! Ma Cristo risorto si fa vedere da chi gli ha voluto bene ed è stato devoto, da chi spesso è considerato ultimo, fragile, debole”.
“Penso oggi ai tanti bambini ai quali hanno fatto perdere la dignità gli abusi e l’indifferenza. Cristo è risorto per loro e per le tante troppe donne vittime di una cieca follia che porta alla violenza e al sopruso”.
“Il Cristo ci chiama uno ad uno – ha proseguito – ma non saremo in grado di riconoscerlo se non cambiamo, se non rimettiamo al centro delle nostre vite la pace come metodo di relazione nel particolare e nel mondo. Ricordiamo oggi le tante guerre nel mondo quelle famose e quelle meno famose. Tutte mietono vittime innocenti a partire dai più piccoli”.
“Vi auguro – ha concluso – di essere portatori di vera pace nelle vostre vite e nelle vostre comunità”