Abbiamo seguito con il cuore contrito gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Dalla domenica delle Palme, quando il successo umano e spirituale di Gesù sembrava cosa fatta, fra gli Osanna della gente. Poi il montare delle tenebre ad annebbiare perfino la fede degli apostoli e il precipitare degli eventi nel male totale: il deicidio che ha spento il sole, nel suo accadere. Un oceano d’odio ha colpito Colui che è l’Amore fatto carne, venutoci incontro con infinita tenerezza, e lo ha spazzato via come cosa immonda, appesa al patibolo infame fuori delle mura della città. Abbiamo però tenuto viva la nostra fede nel seguire questi avvenimenti sconvolgenti e grazie ad essa abbiamo cercato di non perdere il filo che li lega al loro vero senso: la nostra redenzione. È in questa fede, della quale questa notte santa è la celebrazione e la festa, festa della fede, che possiamo tirare un sospiro di sollievo e posso dire a voi le stesse parole che l’angelo rivolse a Giovanni: non piangere più, ha vinto il leone della tribù di Giuda! (Ap 5,5)
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