Sabato scorso si è tenuta la presentazione dei lavori di restauro della Pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano, situata a circa un chilometro di distanza dall’elegante città di Pienza. La bellissima costruzione romanica, gioiello nascosto di queste terre, è una delle più antiche testimonianze della Città Ideale. Non a caso l’edificio si inserisce a pieno titolo nelle vicende private e, più in generale, nella vita del papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, il quale, nel 1405, ricevette qui il battesimo.
L’evento è stato promosso dalla Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena-Grosseto-Arezzo, dal Comune e dalla parrocchia di Pienza.
Erano presenti, tra gli altri, Don Antonio Canestri, vicario generale della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, l’arch. Gabriele Nannetti, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena-Grosseto-Arezzo, Manolo Garosi, sindaco di Pienza, e don Giampaolo Riccardi, parroco di Pienza.
Sono intervenuti, anche, gli architetti Fausto Formichi e Federico Salvini e la dott.ssa Ada Salvi.
L’antica chiesa, che spicca per la caratteristica torre campanaria cilindrica e le sue monofore, è rimasta l’unica pieve esistente nel territorio pientino dopo la scomparsa delle molte altre sue simili, di cui ormai si conoscono solo i nomi.
Originariamente costruita in blocchi di tufo, appare oggi nel suo restauro risalente al XI secolo. La sua bellezza sobria e austera rimane spesso nascosta agli occhi dei numerosi turisti che si ritrovano a visitare la zona circostante divenuta ormai famosa per la celebre scena della pellicola “Il Gladiatore”.
L’interno scarno ma suggestivo della chiesa, suddiviso in tre navate dai grandi pilastri di pietra, assume un’atmosfera calorosa grazie alla copertura a capanna di travature in legno scoperte. Nella parte esterna, invece, gli ornamenti della facciata a capanna, i suoi bassorilievi, che adornano i portali Sud e Ovest, e le abbondanti decorazioni, ci raccontano un immaginario insolito fatto di sirene, cariatidi e animali singolari. Singolarità che si rispecchia nella totalità figurativa di questo tesoro architettonico a cui i lavori di restauro appena conclusisi hanno restituito una vitalità e freschezza degni di nota.
Una ricchezza, quindi, quella di questa piccola ma incantevole chiesa che, oggi riscoperta, può essere ora finalmente ammirata e apprezzata nella splendida cornice delle colline della Val d’Orcia.